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LA TAVOLA DEI MORTI

 




Rispettando e rinnovando di anno in anno la tradizione, di seguito descritta, la Pro Loco di Conversano presenta, a cura dei volontari del Servizio Civile Universale 2022/2023, la 4° edizione de “La tàvele di mùrte”, allestita presso la sala “Giovanni Ramunni” dal 31 ottobre al 2 novembre.

 

Di cosa si tratta?
Se si passeggia per i paesi meridionali, specialmente in Puglia, nella serata del primo novembre, potrebbe capitare di vedere tavole imbandite di tutto punto, senza però nessun commensale seduto. Per la festa di Ognissanti, nelle province del Barese, queste tavole si sono moltiplicate, anche all'interno delle abitazioni, per onorare un'antica tradizione, quella della “Tavola dei morti”.

Secondo antiche credenze pugliesi, tramandate sino a qualche lustro fa, i defunti vengono a far visita nella casa che hanno occupato in vita, si soffermano e vagano dalla notte del giorno di Ognissanti sino a Natale o all’Epifania. Per questo, la sera prima del 2 novembre, si usava imbandire la tavola giacché i morti sarebbero tornati alla mensa domestica per una cena a base di piatti della tradizione, di valenza simbolica.

Questa usanza prevede, per l’appunto, l’imbandire della tavola, in cui non dovevano mancare pane, vino, acqua ed un cesto propiziatorio di frutta tipica autunnale (tra cui melagrane, noci, mandorle, carrube, castagne e fichi secchi) per permettere, ai morti che faranno visita alla casa, di ristorarsi.
Infatti, le credenze popolari narrano che, durante la notte, questi ultimi tornavano dall’oltretomba, attraversando un lungo e faticoso viaggio che li separa dal mondo dei vivi e, a seguito di ciò, avrebbero dovuto rifocillarsi.
Sul tavolo, insieme alla cena, viene lasciato anche un bicchiere d’acqua con all’interno una foglia di alloro o un ramoscello di ulivo per la benedizione finale della casa.

Da vecchi racconti, l’indomani, pare che il cibo preparato per deliziare i propri defunti come per magia sparisse: la tradizione orale tramandata da alcuni anziani rievoca come, questi ultimi, avendo vissuto in povertà, da bambini approfittavano di questa tavola imbandita per fare furtivamente la cosiddetta “scorpacciata” nelle ore notturne.

Tale pratica è volta a mantenere viva la memoria e il rispetto dei genitori e dei congiunti deceduti, cosicché il prestigio e l’affetto terreno del defunto si perpetuino nell’aldilà; essa viene ripetuta anche la notte dell’Epifania, giorno in cui le anime dei defunti rientrano nell’oltretomba, come da credenze popolari.