Bari: Le origini della città di Bari risalgono a tempi molto antichi, testimonianza è il villaggio preistorico riportato alla luce dal prof. Michele Gervasio, nel 1913. Questo villaggio situato in piazza San Pietro, (vicino al porto) si estende per circa 300 mq e risale all'età del bronzo, cioè a circa 4000 anni fà, come si è dedotto dai resti umani e animali e dagli utensili rinvenuti. Nel III secolo a. C. la città era già un fiorente ed attivo porto della Peucèzia, il territorio che occupava la parte centrale dell'Apulia. Dopo aver resistito a lungo alle invasione dei greci, Bari fu conquistata dai Romani ed ebbe la qualifica di "Municipium". Allora diventò un importante centro commerciale, primato che mantenne sempre, anche nei periodi più deifficili della sua storia, come quando, caduto l'Impero Romano, si trovò coinvolta nelle lotte fra Bizantini e Longobardi. Nell'840 la città di Bari cadde sotto il dominio dei Saraceni, sin all'870, quando fu riconquistata dai Bizantini. In quel periodo divenne il maggior centro politico, militare e commerciale italiano dell'Impero d'Oriente e sede del "Catapano", (comandante greco), che governava tutti i territori di Bisanzio in Occidente. Attorno al Mille la città subì tremendi assalti da parte dei pirati saraceni. Il più grave di questi, nel 1002, si protrasse con un lungo assedio, dal quale la città fu salvata dall'intervento della flotta veneziana, guidata dal doge Orseolo II. Il dominio bizantino terminò nel 1071, quando il normanno Roberto il Guiscardo conquistò la città. Sotto la dominazione normanna il porto di Bari assurse a grande notorietà, quale uno dei principali porti d'imbarco per le Crociate. Infatti, nel 1096, dopo la predicazione di Pietro l'Eremita, guerrieri provenienti da ogni parte d'Europa affluirono a Bari per recarsi alla prima Crociata. Il dominio normanno, caratterizzato inizialmente da una certa tranquillità, terminò nel 1156, quando Guglielmo I, detto il Malo, assalita la città la rase al suolo salvando solo la Basilica di San Nicola. Gli Svevi ricostruirono Bari e la stessa città trascorse uno dei periodi più splendidi sotto Federico II di Svevia. Il sovrano illuminato diede nuovo impulso alle attività portuali e industriali, restaurò il Castello e alla sua corte fiorironole arti e la cultura. Nei secoli XIII e XIV con gli Angioni, la situazione cambiò nuovamente. La città fu prostrata dalle dure tasse imposte da Carlo I d'Angiò e dai suoi successori, occupati solo a combattere. Bari decadde al punto che nel XV secolo fu assoggettata al dominio feudale dei principi di Taranto e poi dei duchi di Milano, gli Sforza. Il XVI secolo con Isabella d'Aragona, che era giunta a Bari nel 1501, fu caratterizzato da un periodo di notevole prosperità. Ad Isabella successe la figlia Bona, che rimasta vedova di Sigismondo I, re di Polonia, si trasferì a Bari ove regnò con tanta saggezza che alla sua morte i baresi vollero onorarla seppelendola in San Nicola, era il 1557. Secoli bui furono quelli di dominazione prima spagnola e poi borbonica che seguirono alle regine d'Aragona e non solo per la città di Bari ma per tutta la Penisola. Per riparlare di storia della città dobbiamo giungere al 1813, quando con decreto di Giocchino Murat, cognato di Napoleone e Re delle Due Sicilie, si iniziò la costruzione della città nuova il cui sviluppo si ebbe in varie riprese a partire da un nucleo centrale di strade rettilinee e parallele fino a giungere alla città che oggi potete visitare. Ritornando all'antichità della terra di Bari e di tutta la Puglia è molto importante ricordare un'altra scoperta sensazionale, per ciò che concerne l'archeologia, quella di Altamura, dove nel 1993 è stato rinvenuto lo scheletro dello homo erectus altamurensis a testimoniare la presenza di centri abitati nella nostra regione sin dai tempi più lontani.
Alberobello: Probabilmente le sue origini si disperdono nella preistoria; notizie e documenti attestano la presenza d'insediamenti umani organizzati nella zona fin dall'età neolitica. Nel XV secolo, gli umili contadini di Conversano (distante pochi chilometri) s'insediarono nella Silva arboris belli - com'era chiamata la zona boschiva infeudata ai Conti Acquaviva -, per bonificare la vasta distesa di terreno. In un primo tempo essi trovarono rifugio in rudimentali capanne troncoconiche, costruite a modo di pagliai, con materiale boschivo. Successivamente furono autorizzati dal feudatario a costruire abitazioni in pietra, con divieto assoluto, però, d'usare calce e malta. In maniera che le costruzioni stesse potessero essere demolite rapidamente in caso d'insolvenza. Una delegazione d'abitanti, ribellatisi ai soprusi del feudatario, chiese e ottenne da Ferdinando IV di Borbone, nel 1797 (il 27 di maggio), il riconoscimento di Comune indipendente.
Alberobello: Probabilmente le sue origini si disperdono nella preistoria; notizie e documenti attestano la presenza d'insediamenti umani organizzati nella zona fin dall'età neolitica. Nel XV secolo, gli umili contadini di Conversano (distante pochi chilometri) s'insediarono nella Silva arboris belli - com'era chiamata la zona boschiva infeudata ai Conti Acquaviva -, per bonificare la vasta distesa di terreno. In un primo tempo essi trovarono rifugio in rudimentali capanne troncoconiche, costruite a modo di pagliai, con materiale boschivo. Successivamente furono autorizzati dal feudatario a costruire abitazioni in pietra, con divieto assoluto, però, d'usare calce e malta. In maniera che le costruzioni stesse potessero essere demolite rapidamente in caso d'insolvenza. Una delegazione d'abitanti, ribellatisi ai soprusi del feudatario, chiese e ottenne da Ferdinando IV di Borbone, nel 1797 (il 27 di maggio), il riconoscimento di Comune indipendente.
Castellana grotte: I reperti archeologici della zona mostrano testimonianze dell'età della pietra. Tuttavia, la prima citazione storica di Vico Castellano, risale al 901. Il paese assume una fisionomia urbana nel 1087. Invasa e devastata ripetutamente dalle orde dei Saraceni, passò nel 1267 sotto il dominio di Carlo D'Angiò, che la concesse alle Badesse del Monastero di Conversano, che ne esercitarono l'amministrazione civile ed ecclesiastica fino al 1810, allorché fu abolita da Gioacchino Murat. Partecipò attivamente al Risorgimento, conobbe il fenomeno del brigantaggio: famoso il brigante Nicola Spinosa, detto Scannacornaccia. Nel 1938 furono scoperte le grotte, e nel 1950 la città assunse la denominazione di Castellana Grotte. Ha dato i natali a: Vincenzo Longo (che fu il primo studioso, nel '700, a scendere nella Grave, l'imboccatura d'accesso alle Grotte); Andrea Angiulli, docente dell'Università di Bologna; Saverio de Bellis, benefattore; Michele La Torre, docente della Facoltà di Medicina dell'Università di Bari; Nicola De Bellis, pittore; Michele Viterbo (1890-1973), uomo di cultura e politico di forte impegno civile.
Gioia del Colle: L'origine preistorica è testimoniata dai ritrovamenti archeologici nella campagna circostante (Monte Rotondo, Serra Capece, Murgia San Francesco e Santo Mola). A cinque chilometri dall'attuale abitato c'è Monte Sannace, notevole centro della Peucezia, che potrebbe corrispondere alla città apula di Thuriae (VI-IV sec. a.C.) munita di cinque cinte murarie, abbandonata in seguito alla conquista romana. La moderna città (forse Joha) si sviluppò intorno a un'antica fortificazione bizantina. Fu prima feudo dei Normanni, poi demanio degli Svevi. Fece parte del principato di Taranto, quindi della Contea degli Acquaviva d'Aragona e dei principi De Mari. Durante il Risorgimento si distinse per il martirio dei patrioti Del Re, Losito, De Meo, Basile e Calabrese. Nel secondo Dopoguerra, dalla fine degli anni Sessanta è stata investita da importanti interventi dell'industria di stato.
Locorotondo: E’ situato su una collina che domina imponente la valle d’Itria. Il paese (m 410, ab. 13418) ha le strade concentriche e le strade basse e bianche ormai tradizionali del luogo. Non si hanno notizie certe riguardanti le sue origini. Il suo punto di forza sono le vedute sulla valle d’Itria. L’edificio artistico di maggior rilevanza è la Chiesa Matrice di S. Giorgio del 1200 dove si alternano stili barocchi a neoclassici. Mentre la Chiesa di S. Maria la Greca è del XVI sec.
Martina Franca: Le origini di Martina Franca risalgono al X secolo , quando sul Monte di San Martino sorse un piccolo villaggio di profughi tarantini, fuggiti dalle continue devastazioni dei Saraceni, e ai quali si aggiunse successivamente una comunità di pastori. Intorno al 1300 fu eletta comune su ordine del Principe di Taranto Filippo I d'Angiò, ma secondo alcuni documenti storici, è possibile ipotizzare che Martina Franca fosse stata prima di quella data anche un'avamposto militare a guardia del territorio di Taranto o una residenza di qualche nobile. È certo però che Filippo I concesse Martina a Pietro del Tocco per ricompensarlo dei servigi da lui svolti. Il territorio all'epoca consisteva in un castello situato storicamente nell'attuale zona denominata "Montedoro", e da due miglia di terreno intorno al castello, sottratto dal territorio di Taranto, dall'Università di Monopoli e dall'Università di Ostuni per l'insediamento rurale di contadini e "Massari" (o "Ammassari", da ammasso, luogo di raccolta dei viveri - in martinese ù masser, era padrone di poderi e vasti terreni). Sembra che Filippo d'Angiò avesse concesso anche dei diritti e delle franchigie a chi fosse venuto ad insediarsi a Martina, e per questo fu denominata "Franca". Il nome della città è dedicato al Santo patrono San Martino, festeggiato l'11 novembre. La tradizione vuole che il Santo sia più volte corso in aiuto dei cittadini, proteggendoli in varie occasioni dalle invasioni barbariche e dall'assalto del nemico.
Gioia del Colle: L'origine preistorica è testimoniata dai ritrovamenti archeologici nella campagna circostante (Monte Rotondo, Serra Capece, Murgia San Francesco e Santo Mola). A cinque chilometri dall'attuale abitato c'è Monte Sannace, notevole centro della Peucezia, che potrebbe corrispondere alla città apula di Thuriae (VI-IV sec. a.C.) munita di cinque cinte murarie, abbandonata in seguito alla conquista romana. La moderna città (forse Joha) si sviluppò intorno a un'antica fortificazione bizantina. Fu prima feudo dei Normanni, poi demanio degli Svevi. Fece parte del principato di Taranto, quindi della Contea degli Acquaviva d'Aragona e dei principi De Mari. Durante il Risorgimento si distinse per il martirio dei patrioti Del Re, Losito, De Meo, Basile e Calabrese. Nel secondo Dopoguerra, dalla fine degli anni Sessanta è stata investita da importanti interventi dell'industria di stato.
Locorotondo: E’ situato su una collina che domina imponente la valle d’Itria. Il paese (m 410, ab. 13418) ha le strade concentriche e le strade basse e bianche ormai tradizionali del luogo. Non si hanno notizie certe riguardanti le sue origini. Il suo punto di forza sono le vedute sulla valle d’Itria. L’edificio artistico di maggior rilevanza è la Chiesa Matrice di S. Giorgio del 1200 dove si alternano stili barocchi a neoclassici. Mentre la Chiesa di S. Maria la Greca è del XVI sec.
Martina Franca: Le origini di Martina Franca risalgono al X secolo , quando sul Monte di San Martino sorse un piccolo villaggio di profughi tarantini, fuggiti dalle continue devastazioni dei Saraceni, e ai quali si aggiunse successivamente una comunità di pastori. Intorno al 1300 fu eletta comune su ordine del Principe di Taranto Filippo I d'Angiò, ma secondo alcuni documenti storici, è possibile ipotizzare che Martina Franca fosse stata prima di quella data anche un'avamposto militare a guardia del territorio di Taranto o una residenza di qualche nobile. È certo però che Filippo I concesse Martina a Pietro del Tocco per ricompensarlo dei servigi da lui svolti. Il territorio all'epoca consisteva in un castello situato storicamente nell'attuale zona denominata "Montedoro", e da due miglia di terreno intorno al castello, sottratto dal territorio di Taranto, dall'Università di Monopoli e dall'Università di Ostuni per l'insediamento rurale di contadini e "Massari" (o "Ammassari", da ammasso, luogo di raccolta dei viveri - in martinese ù masser, era padrone di poderi e vasti terreni). Sembra che Filippo d'Angiò avesse concesso anche dei diritti e delle franchigie a chi fosse venuto ad insediarsi a Martina, e per questo fu denominata "Franca". Il nome della città è dedicato al Santo patrono San Martino, festeggiato l'11 novembre. La tradizione vuole che il Santo sia più volte corso in aiuto dei cittadini, proteggendoli in varie occasioni dalle invasioni barbariche e dall'assalto del nemico.
Monopoli : Fondata in età medioevale dopo la distruzione di Egnazia, è sul luogo di un centro apulo. Ebbe importanza marinara sotto i Bizantini e i Normanni, e all'epoca delle crociate. Fu sempre ricca e fiorente, ma, a causa della sua posizione strategica, sempre esposta a scorrerie e invasioni. Nel 1456 fu presa, dopo accanita resistenza, dai Veneziani - alleati di Ferdinando I re di Napoli - bisognosi di porti sicuri per i loro traffici. Nel 1509 passò agli Spagnoli, che vi rafforzarono il castello a difesa dalle scorrerie dei Turchi. Fino al diciannovesimo secolo fu il principale centro d'esportazione dell'olio del regno di Napoli. Nel corso del Novecento si affermò come importante centro commerciale e, dalla seconda metà del secolo, si arricchì di una solida industria manifatturiera. Alla fine del Novecento era cospicuamente progredita in ogni ramo economico.
Noci: Sviluppatasi intorno a un insediamento militare bizantino di fine 500 denominato Castellum Nucum, fu popolata dai contadini dei casali di Casaboli e Barsento, cui si aggiunse, nel 1100 una parte della popolazione di Mottola (Ta). Acquistò importanza a partire dal secolo XIV quando fece parte del Principato di Taranto e, sotto gli Angioini, diventò Universitas Regia. Successivamente appartenne a Giulio Antonio Acquaviva e fece parte della contea di Conversano. Sotto gli Acquaviva d'Aragona fu elevata a Ducato e seguì le vicissitudini del Regno di Napoli fino all'Unità d'Italia. Nel secondo dopoguerra affiancò alla forte tradizione silvo-pastorale, una cospicua industria dell'abbigliamento e delle calzature, in cui si è riversata la proverbiale operosità e versatilità della sua popolazione. Dalla seconda metà degli anni Settanta sono sorte grandi imprese delle costruzioni, alle quali, nel decennio successivo, si sono aggiunte importanti aziende del terziario avanzato, attratte da un contesto ambientale che ha conservato le caratteristiche dell'ospitalità e della tranquillità. Ha dato i natali a molti uomini illustri, tra i quali meritano di essere citati Padre Cherubino da Noci, famoso oratore e teologo cappuccino, vissuto nel XVI secolo; Giuseppe Leonardo Albanese, membro dell'Esecutivo della Repubblica Partenopea, decapitato a Napoli nel 1799.
Noci: Sviluppatasi intorno a un insediamento militare bizantino di fine 500 denominato Castellum Nucum, fu popolata dai contadini dei casali di Casaboli e Barsento, cui si aggiunse, nel 1100 una parte della popolazione di Mottola (Ta). Acquistò importanza a partire dal secolo XIV quando fece parte del Principato di Taranto e, sotto gli Angioini, diventò Universitas Regia. Successivamente appartenne a Giulio Antonio Acquaviva e fece parte della contea di Conversano. Sotto gli Acquaviva d'Aragona fu elevata a Ducato e seguì le vicissitudini del Regno di Napoli fino all'Unità d'Italia. Nel secondo dopoguerra affiancò alla forte tradizione silvo-pastorale, una cospicua industria dell'abbigliamento e delle calzature, in cui si è riversata la proverbiale operosità e versatilità della sua popolazione. Dalla seconda metà degli anni Settanta sono sorte grandi imprese delle costruzioni, alle quali, nel decennio successivo, si sono aggiunte importanti aziende del terziario avanzato, attratte da un contesto ambientale che ha conservato le caratteristiche dell'ospitalità e della tranquillità. Ha dato i natali a molti uomini illustri, tra i quali meritano di essere citati Padre Cherubino da Noci, famoso oratore e teologo cappuccino, vissuto nel XVI secolo; Giuseppe Leonardo Albanese, membro dell'Esecutivo della Repubblica Partenopea, decapitato a Napoli nel 1799.
Ostuni: Il comune di Ostuni (circa 33.000 abitanti) sorge sulle ultime propaggini della Murgia meridionale. La sua città vecchia, detta La Terra, è inconfondibile l’accecante monocroma colorazione del suo abitato, rigorosamente di bianco. Le case tinteggiate di calce e la peculiare topografia hanno fatto meritare epiteti fiabeschi, come Città Bianca, Regina degli Ulivi, Città Presepe, II nucleo antico - probabile supporto dell'acropoli messapica - è infatti arrampicato sui fianchi scoscesi di un colle e presenta una pianta ellissoidale, chiaramente espressa dalla cinta muraria rafforzata dai torrioni aragonesi. Ne rimangono otto dei quindici originari, come pure buone parti dei baluardi che chiudevano la città medioevale. Ostuni è un affascinante groviglio di stradine anguste e tortuose, un susseguirsi di corti, piazzette e vicoli che un tempo facevano capo a cinque porte che si aprivano nella cinta muraria, munite di torri, piombatoi e bertesche. L'unica vera strada che raggiunge il vertice del "cono" e che divide il centro storico in due parti è via Cattedrale, mentre tutte le altre che lo intersecano sono vicoli ciechi o scalinate strette e ripide. Qui si trovano abitazioni cubicolari, spesso scavate nella roccia, unite da archi e semiarchi che fungono da contrafforti e da sostegno; come pure palazzi che, per gli stemmi gentilizi, i portali e la varietà delle linee architettoniche, con macchie d'ocra dorato ombreggiano l'accecante bagliore del bianco labirinto, Sulla sommità del colle, infine, si erge la Cattedrale, mirabile sintesi di elementi romanici, gotici e veneziani, che domina la Piana degli ulivi secolari fino al mare.
Abitato fin dalla preistoria, il territorio di Ostuni è occupato intorno al 1000 a. C. da Japigi e Messapi. La città è distrutta da Annibale nella seconda guerra punica, ricostruita dai coloni greci e, nei secoli successivi, occupata da Ostrogoti e Longobardi, Saraceni e Mori, Svevi e Normanni, Nel 1507 viene annessa al ducato di Bari di Isabella d'Aragona, Durante quasi due secoli di dominio spagnolo gli ostunesi tentano più volte di opporsi, finché nel 1799 proclamano la città libera e repubblicana. II congresso di Vienna segna il ritorno dei Borboni, ma anche la fioritura di sezioni della Carboneria e poi della Giovane Italia. Il 26 agosto 1860, a pochi giorni dalla partenza di Garibaldi da Messina, Ostuni - prima città della Puglia - abbatte gli stemmi borbonici e fa sventolare il tricolore.
Polignano a mare: Sviluppatasi in una zona di preesistenti insediamenti neolitici - come attestano i giacimenti rinvenuti in alcune grotte - probabilmente è d'origine greca (il toponimo sembrerebbe derivare da Neapolis, diventato successivamente Polipnea e, spiccatamente latino, Paulinius). Ricca di grotte e di anfratti scavati nell'alta scogliera a picco sul mare, costituì per i suoi primi abitanti un sicuro riparo dalle frequenti incursioni dei pirati e dei Saraceni. Acquistò rilevanza politica ed economica dopo il Mille, quando divenne contea normanna e poi marchesato. Nel Cinquecento appartenne ai Veneziani. Fu infeudata a numerose importanti famiglie: Orsini Del Balzo, Toraldo e Carafa. Dopo l'Unità, i Polignanesi chiesero e ottennero che il toponimo fosse integrato con la voce "a Mare". Polignano ha dato i natali a messer Zaccaria, medico alla corte sveva; Vito Cosimo Basile (1877-1958), medico e letterato; Fulvia Miani (1844-1931), scrittrice (madre del letterato Armando Perotti); Pino Pascali (1935-1960) artista di fama internazionale; Cosimo Turi (1892-1972) saggista e scrittore. E' polignanese anche il cantante Domenico Modugno (1928-1994), uno dei protagonisti della musica leggera internazionale. Sua la significativa canzone "Nel blu dipinto di blu" conosciuta poi in tutto il Mondo con il nome di "Volare", l'unico brano italiano rimasto per cinque settimane al primo posto nelle classifiche delle hits statunitensi. "Testimonial" per anni della canzone italiana è rimasto, dopo la sua morte, nei cuori di tutti gli Italiani ed in particolare dei pugliesi.