Partono questa sera i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso di Rutigliano, grande attesa per una festa che ritorna dopo due anni di stop.
Di seguito il programma
Curiosità 👇
Il Crocifisso dei Cappuccini di Rutigliano è finora l’unico esemplare, tra i molti realizzati dallo scultore Vespasiano Genuino (Gallipoli, 1552-1637), a trovarsi fuori dal territorio salentino. Sebbene non si conosca la data precisa della sua realizzazione, è probabile che ciò possa essere avvenuta attorno agli anni Venti del Seicento, anche in considerazione del fatto che l’edificio conventuale si cominciò a edificare attorno al 1612, o meglio questa solitamente è la data di fondazione del cenobio.L’arrivo del prezioso simulacro nel convento rutiglianese dei Cappuccini è legato, secondo una tradizione storica locale, a un suo potere miracoloso, giacché da principio era destinato a Barcellona per un non meglio indicato “Castellano di Spagna”.
Della formazione artistica di Vespasiano Genuino non conosciamo granché, sebbene gli studiosi hanno più volte evidenziato rimandi all’arte spagnola. Il Genuino lavorò essenzialmente per le chiese del Salento e per gli ordini religiosi, i Francescani soprattutto.
Il Crocifisso in legno a grandezza naturale si collega tipologicamente al Christus patiens, ossia il Cristo morto sulla croce, assai propagandato in ambito francescano. La modellazione, dalla falcata sinuosità, è molto accentuata nella gabbia toracica tanto da mettere in risalto la zona sternale; la crudeltà della violenza patita, che non ha intaccato né sminuito profondamente la corporatura come se l’autore fosse attratto principalmente dalla figura e dalle leggi armoniche che la regolano, è accentuata nella ferita del costato per lo sgorgare copioso del sangue e da appariscenti ecchimosi negli arti. Una rete di vene, sottolineata da un’ombra azzurra, si sviluppa sulla chiarità eburnea della pelle. Il perizoma, dal bordo filettato d’oro, è drappeggiato con precisione. Se, come abbiamo visto, la cute evidenzia sconvolgenti torture, rigorosamente determinate da una realtà ineluttabile che colpisce e condiziona duramente il corso della vita, il volto al contrario evidenzia un’espressione di pacata accettazione della morte, ultimo evento straordinario per una definitiva liberazione dell’uomo dal proprio peccato.
Testo a cura di Giovanni Boraccesi
Tratto dal sito internet