Il 2 e 3 settembre a Conversano si terrà il Festival della Follia.
Spiegare concretamente cosa sia la follia è un’impresa ardua sebbene moltissimi, nel corso dei secoli, si siano avventurati nel tentativo di darne una definizione. Seneca diceva Nullum magnum ingenium sine mixtura dementiae fuit, ovvero, non esiste grande genio senza un pizzico di follia.
In Grecia Aristotele ipotizzò una connessione fra le menti eccezionali e un temperamento malinconico, introducendo il concetto di melanconia dell‘uomo di genio.
In tempi recenti sono stati esposte delle tesi che che hanno correlato malattia mentale e creatività anche a livello neurologico evidenziando caratteristiche analoghe tra processi psichici “creativi” e patologie mentali.
L’elenco degli artisti in bilico tra il concetto moderno di follia e genio creativo è molto lungo. Per citare un esempio basti pensare ad Amedeo Modigliani: molti dei membri della sua famiglia soffrirono di depressione e questo disturbo non risparmiò lo stesso Amedeo. Oppure Edvard Munch preda di incubi e visioni terrificanti che influenzarono il suo stile artistico a tal punto che, parlando del suo famoso dipinto L’Urlo, lo stesso Munch commentò: “Solo un folle avrebbe potuto dipingerlo”.
Come avrete capito il concetto di follia è vasto da esplorare nella sua complessità, nelle sue varie derivazioni, increspature, peculiarità.
Questo è il motivo principale per il quale esiste il Festival della Follia, per restituire alle folle la naturale insensatezza che alberga dentro ognuno di noi.