Ho ricordi ancora nitidi di un'estate in particolare.
Avrò avuto 7, 8 anni al massimo. Mi trovavo con mamma e papà
in uno dei quartieri principali di Palermo, dove di lì a poco, sarebbe passata
la processione per la festa di Santa Rosalia.
Ricordo il frastuono di una città in fermento, gremita di
gente in febbricitante attesa.
Ricordo il chiacchiericcio, le esclamazioni dialettali,
l'odore di frittura del cibo di strada, gli ambulanti di palloncini a elio, le
bancarelle stracolme di dolciumi e di “calia e simenza” (ceci tostati e semi di
zucca), le luci colorate degli archi lungo il corso, il caldo afoso e la smania
palpabile.
E poi ricordo l'istante dell'ingresso della santa nella via.
Lo stupore, la commozione che trasudava dagli occhi della
gente. Poi le urla:
-”Talè, talè! A Santuzza sta passannu!” (guarda, guarda! Sta
passando la Santa!)
C'era chi sgomitava a destra, chi a sinistra per concedersi
il privilegio di contemplare la statua di Santo Rosalia più da vicino. Non lasciai
la mano di mamma e papà neppure per un istante, mentre osservavo dalla mia
postazione le scarpe scalcianti, incuriosita e impaurita al tempo stesso.
C'era pathos nell'aria. Mi misi in punta di piedi nella
speranza di riuscire a vedere qualcosa, ero piccola come un soldo di cacio.
Papà mi afferrò e mi portò sulle sue forti spalle e fu allora che la vidi, per
la prima volta, a pochi metri da me, quella bellissima e sconosciuta signora di
cui poi avrei sentito così tanto parlare.
Era lì, adornata con addobbi floreali, sospesa in un tempo
solenne. Fluttuava sopra il carro trionfale a forma di nave, dipinta a mano con
colori accesi e vivaci, sorretta dalle braccia di fedeli, al seguito della chiassosa
banda musicale.
In quell'attimo ognuno
esprimeva quella visione onirica nei modi più disparati.
Chi urlava, chi fischiava, chi applaudiva, chi piangeva in
adorazione, e chi si chiudeva nel silenzio ad occhi chiusi e mani congiunte in
segno di preghiera.
C'era gente d'ogni tipo e provenienza. Dal più piccolo al
più anziano, in abiti sfarzosi o con pochi stracci addosso. Gente a piedi, in
bici, affacciata ai balconi.
Persino i più poveri, i disadattati e i dimenticati, si
mescolavano ora alla baraonda, diventando parte di un tutto più grande.
Ed è questa l'importanza che attribuisco alla festa, al
rito, allo scambio generazionale. Ovvero la possibilità che questa possa essere
condivisa e accessibili a tutti, indipendentemente dall'appartenenza o classe
sociale, e che riesca a coinvolgere grandi e piccoli, mantenendo vivo il sacro
fuoco della tradizione.
Quest'anno nella mia città verrà celebrato il 396esimo
Festino (Fistinu) di Santa Rosalia, patrona di Palermo, E' una delle celebrazioni
popolari e religiose più attesa dai palermitani, riconosciuta come patrimonio
immateriale d'Italia dall'Istituto per la demoetnoantropologia (IDEA), che
attira ogni anno in città decine di migliaia di turisti.
Un evento volto a celebrare la liberazione della città dalla
peste del 1624 in seguito al ritrovamento delle reliquie della “Santuzza” sul
Monte Pellegrino.
Santa Rosalia (1130-1156)
Secondo la tradizione, la santa, appartenne alla nobile
famiglia dei Sinibaldi e fu vergine palermitana del XII secolo, figlia di
Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rose in provincia di Agrigento, allora
Girgenti. Visse alla corte di Re Ruggero
prima di ritirarsi come eremita
a grotta sul monte Pellegrino, dove morì. Nel 1624 salvò la
città dalla peste e ne divenne la patrona, spodestando santa Cristina, Santa
Olivia, Santa Ninfa e sant'Agata.
Secondo la leggenda apparve infatti in sogno ad un
cacciatore indicandogli dove avrebbe potuto trovare i suoi resti, che portati
in processione in città fermarono l'epidemia.
Il culto della santa è
tuttavia attestato da documenti a partire dal 1196 ed era diffuso già nel XIII
secolo. E' la festa che come scrive il Villabianca “il popolo considera
appannaggio tutto suo: tempo/ spazio sacro del suo parlare con la Santa”.
LA PROCESSIONE
La festa inizia dal 10 di luglio e si protrae per cinque
giorni fino al 15.
I primi tre giorni sono la preparazione al grande corteo del
14 che precede la sfilata del carro trionfale e che si conclude con lo
spettacolo dei fuochi d'artificio.
La notte tra il 14 e il 15 luglio migliaia di palermitani
accompagnano la marcia del carro.
Una grande processione popolare, che parte dalla cattedrale,
procede lungo l'antico asse viario del Cassaro, passando per piazza Bologni,
Quattro Canti, Porta Felice, fino al mare.
Tra musiche, canti e
coreografie, viene trainato il carro, rinnovato di anno in anno, con al di
sopra la statua della santa. Tradizionalmente ai Quattro Canti, il sindaco in
carica, depone un omaggio floreale ai piedi della statua gridando “Viva Palermo
e Santa Rosalia”, seguito poi da un grande spettacolo pirotecnico.
Il 15, conclusi tutti i festeggiamenti, è il giorno del
ringraziamento, della preghiera e della invocazione. E' il momento in cui si
festeggiano insieme sia il giorno del ritrovamento delle spoglie mortali (15
luglio 1624), sia il giorno in cui queste furono portate per la prima volta in
città con una solenne processione (1625).
La processione dopo una breve sosta a piazza Marina, dove il
vescovo di Palermo da un messaggio alla città, prosegue per le vie antiche fino
al rientro in cattedrale, dove con la benedizione e i fuochi d'artificio si
concludono i solenni festeggiamenti.
IL CARRO
Il carro, che ha la forma di un vascello, con a poppa una
struttura architettonica alla cui sommità è issata la statua della santa nel
pieno della sua gloria, che di solito viene disvelata davanti al piano della
cattedrale, rappresenta la metafora del trionfo della santa che salvò la città
dalla peste del 1600. A prua del carro invece, prendono posto dei musici che lo
accompagnano durante il suo cammino. Il primo carro è stato realizzato nel
1686, e nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, che videro tra
il 700 e l'800 famosi architetti palermitani che si cimentarono nella sua
progettazione, ricercando effetti scenografici sempre più maestosi.
Quest'anno
il tradizionale carro celebrativo sarà realizzato pezzo per pezzo dai detenuti
del carcere dell'Ucciardone. Tema scelto per questa edizione è
“l'inquietudine”, con direttore artistico Lollo Franco.
Momenti fondamentali a rafforzare il rapporto tra la città e
i suoi artisti a la Santa Patrona, saranno gli spettacoli tradizionali e
musiche del festino, che come ogni anno sarà un evento unico e irripetibile.
Tradizioni culinarie
Durante le celebrazioni di
questo periodo, si consumano pietanze che fanno parte dlla tradizione popokare
palermitana: la pasta con le sarde (a paista chi sardi), i babbaluci(lumache
bollite con aglio e prezzemolo), lo sfincione( 'u sfinciuni), il polpo bollito
('u purpu), calia e simenza('u sccacciu), la pannocchia bollita( a pullanca) e
l'anguria ( 'u miluni)
La festa liturgica di Santa Rosalia invece è il 4 settembre.
Durante tutto il mese i
palermitani fanno la tradizionale “acchianata” salendo a piedi, percorrendo un
antico sentiero di circa 4 chilometri per raggiungere il santuario di Santa
Rosalia, che si trova su una grotta di monte Pellegrino.
"Viviamo in gran parte su quello che ci è stato
trasmesso da coloro che ci hanno preceduto.
La tradizione è un insieme di scritti, di idee, di invenzioni,
di abitudini alle quali ci riferiamo ancora oggi e che rappresentano l’eredità
del passato" (Jean d’Ormesson)
Debora Tumminello