Archivio Diocesano Conversano: presentazione Crescamus 14-15-16 e conferenza del prof. Gianfranco Liberati
Giovedì 25 novembre alle ore 18 nella Sala forum dell'Archivio-Biblioteca Diocesana in occasione della presentazione delle pubblicazioni di:
- A. Fanelli, Cronaca d'amore e di magia a Conversano nel primo Settecento, (Crescamus 14), Conversano 2010, pp. 79
- C. E. Del Medico- D. D'Attoma, L'Ufficio delle tenebre nell'Ottocento conversanese: un raro esempio di canto fratto a 4 voci, (Crescamus 15), Conversano 2010, pp. 117
- M. A. Mastronardi, Per le nozze di Dorotea e Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona: La Berenice regina degli Argivi di Isidoro Calisto, (Crescamus 16), Conversano 2010, pp.125
il prof. Gianfranco Liberati, ordinario di Storia del diritto italiano all'Università di Bari, terrà la conferenza sul tema:
150 anni di unità d'Italia
Una riflessione preliminare
I condirettori
Angelo Fanelli e Vito Castiglione
Dall'Introduzione di Crescamus 14
Nelle ultime strade vicino alla Porta del Carmine…….
Dall'Introduzione di Crescamus 15
Il canto fratto, lo esplico solo per i non addetti ai lavori, è un genere di canto liturgico basato su valori ritmici proporzionali espressi mediante note quadrate. Numerosissimi sono i pezzi a una voce, meno frequenti quelli a 2, decisamente più rari quelli a 3, non si conoscevano, almeno fino a oggi, esempi a 4 voci.
La pubblicazione di questi inediti Responsori in canto fratto a 4 voci per la Settimana Santa, importante opera recentemente scoperta nell'ACC[1], costituisce una buona occasione per sviluppare una succinta indagine storica sulla traditio canendi conversanese, intesa come quella realtà liturgico-musicale complessa che ha visto sacerdoti, religiosi e religiose impegnati nel canto insieme ai musici delle cappelle.
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Dall'Introduzione di Crescamus 16
Prodigî d'acque in estasi di luce
temprano il bello a le celesti sfere,
ove stelle, altri miti, altre guerriere.
forman liquide danze, e'l Sol n'è duce.
Quanto ha Castor di rai, quanto ha Polluce,
quanto di latte il candido sentiere
è diafano foco in Acque vere,
che più d'aura vitale a noi traluce.
Or queste scene in terra Amore allumi,
e splender fai con glorïosa idea
tra fiamme ed Acque vive un ciel di lumi.
Che se dono divino è Dorotea,
vanterai, Giulio, emulator de' numi,
eredi al sangue tuo parti di dea.
1. Così Giacomo Lubrano, gesuita ed esponente di spicco di quel tardo-concettismo napoletano che nell'oltranza metaforica e nell'estenuato artificio retorico trovava la sua cifra essenziale, esalta le nozze (1687) di due personaggi di spicco della grande aristocrazia meridionale, Giulio Acquaviva, conte di Conversano e Dorotea Acquaviva, sorella del duca d'Atri, a conferma non solo dell'intrinseco valore dinastico di questa unione, ma anche (e soprattutto) del rilievo, politico e ideale al tempo stesso, che all'evento si intende conferire.
Non certo a caso, infatti, in quest'occasione, viene organizzata a Conversano una "festa" particolarmente ricca e sfarzosa, di cui dà notizia il Pacichelli:
Era il tutto in quel tempo ben disposto, con diverse livree di scarlatto e più vago ornamento e colore fra gli staffieri e camerieri numerosi, spiegati per esser giunta in Conversano di fresco la sposa, contessa donna Dorotea, sorella del duca d'Atri, parimente Acquaviva, all'arrivo della quale si era adornata di emblemi e di imprese una lunga strada con la Fama nell'arco e le parole Foelici faustoque ornata ingressui, aperte fonti di vino, consumate machine di fuoco e rappresentata in un novello teatro di legno, che pensan di ridurre in fabbrica, l'opera drammatica intitola la Berenice, nella quale segnalavansi musici forestieri e particolarmente la cantatrice Fiasconi.