Passa ai contenuti principali

Vinosofia 8 maggio 2010 Conversano


Ci sono molti libri o programmi televisivi che si propongono di abbinare un vino a un piatto, ma questo spettacolo vuole abbinare il vino alla vita, tutta intera. Ho tracciato un sentiero di autori che parte da Cecco Angiolieri fino ad arrivare ad Alda Merini, i quali hanno descritto poeticamente il vino , la sua storia, le sue origini; spesso sono racconti e aneddoti tanto straordinari da sembrare impossibili epici o drammatici, romantici e guerreschi, erotici ed eroici, ma soprattutto mi sono soffermata sulle sensazioni che offrono, ciò che possono dire a tutti noi oggi, mentre degustiamo con tutti i nostri sensi, un calice di vino. Il termine "vino" ha origine dal verbo sancrito vena ("amare"), da cui deriva anche il nome latino Venus della dea Venere, quindi vinum e il corrispettivo greco οἶνος; motivo per cui non ho potuto tralasciare la sua origine sacrale legata al simposio. Esso è un antico rito che doveva rompere il tabù insito nel vino: bere significava penetrare nel demoniaco e l’offerta recava in sé un elemento magico. La sacralità del simposio è testimoniata dal fatto che anche lo stesso vino non è semplicemente un dono degli dèi, ma è divinità esso stesso, infatti, nel linguaggio simposiale il vino è chiamato Bacco, Dioniso. Restando fedeli a tale ritualità e sacralità all’interno dello spettacolo ho inserito oltre ai testi prima citati interpretati da attori(come riportato nel business plan), musiche e danze(interpretate da ballerini ) evocative. Exempla, il Bolero raveliano, che ci trascinerà in uno stato di esaltazione inibita con le stesse proprietà di un vino. Spero utile e seducente al tempo stesso, questo viaggio nella filosofia del vino, della vite, della vita, all’interno del castello di Conversano, valore aggiunto, sarà dedicato a quanti abbiano compreso che non si beve per dimenticare ma per ricordare.
Margherita Gigante